“Sette spose”, revival senza maschilismo

“7 spose per 7 fratelli”, la recensione della prima del 13 ottobre 2022
In scena al Teatro Brancaccio fino al 30 ottobre

Grande successo della prima al Teatro Brancaccio di “Sette spose per sette fratelli”, il musical diretto da Luciano Cannito, che ritorna a Roma dopo l’ottimo riscontro che ha già ricevuto nella scorsa stagione teatrale.

In scena un nutrito cast di 22 interpreti (ballerini, cantanti, attori) con gli arrangiamenti musicali del noto maestro Peppe Vessicchio e con protagonisti Diana Del Bufalo e Baz (Marco Bazzoni), che davvero sono sorprendenti nei panni di Milly e Adamo.

Il musical si ispira al celebre film musicale, premio Oscar nel 1955, di Stanley Donen. Però nella pellicola cult di quasi 70 anni fa, la figura femminile non ne usciva proprio benissimo; c’erano tanti stereotipi e va sottolineato come Cannito abbia fatto un ottimo lavoro di rivisitazione, sgrossando via l’urticante maschilismo sottinteso.

La storia è nota: nell’Oregon del 1850, in una fattoria tra le montagne, vivono i sette fratelli Pontipee. Adamo, il fratello maggiore, si rende conto che è arrivata l’ora di trovare una moglie che si occupi della casa e della cucina. La troverà a tempo di record in Milly, ma ometterà di dire alla sposa che in casa ci sono 6 fratelli rozzi e selvatici. La donna riuscirà ad addomesticare i cognati che si innamoreranno delle sue amiche e le rapiranno, ispirandosi al ratto delle Sabine. Il lungo inverno che vivranno nella fattoria al di fuori del mondo ed in modo casto, farà innamorare le ragazze ed alla fine ci sarà una cerimonia di matrimonio sestuplicata.

Per quanto riguarda la colonna sonora, le canzoni proposte sono quelle originali di Saul Chaplin, Gene de Paul, Johnny Mercer. Ma c’è la novità, nel musical, della proposta di alcune canzoni inedite per l’Italia, come ad esempio “Sono solo ragazzini” dove sono le donne a prendere in giro gli uomini che fanno tanto i gradassi ma, alla fine, sono soltanto dei bambinoni.

Da sottolineare poi anche una rilettura della storia, da parte di Cannito, un po’ alla Quentin Tarantino, un po’ alla western, però in modo non stucchevole, se vogliamo anche più ruvido, più polveroso del film, ma sempre con un senso di grande autoironia.

I due protagonisti assecondano in pieno la visione del regista. Baz propone così il suo Adamo all’opposto di quello che uno si immagina; non gioca a fare il macho ma sembra semplicemente vittima di quello che è il pensiero dominante. Dal canto suo, la Milly di Del Bufalo non è affatto la ragazzina indifesa ma è assolutamente potente, energica, dominante. Quest’idea della storia viene efficacemente illustrata nella locandina, con l’immagine di lei che si carica sulle spalle il marito (esattamente all’opposto del manifesto dell’epoca).

A nostro avviso, Baz (noto speaker radiofonico) e Del Bufalo (nota attrice di fiction tv di successo), con il talento vocale travolgente e la presenza scenica, si rivelano in pieno la coppia rivelazione della commedia musicale italiana.

Brunella Brienza

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