L’album di Rossometile: Desdemona, una speranza nel buio

“Desdemona”, disco di Rossometile
la recensione

Si intitola “Desdemona” il nuovo album di Rossometile, band salernitana di lungo corso. Desdemona è un nome di donna che significa nata sotto una cattiva stella. Pensando ai tempi attuali della Fase 2 della pandemia, sarebbe facile dire che pure il loro disco è nato sotto una cattiva stella che però non ha offuscato il progetto e le sue peculiarità.

Purtroppo la situazione dell’emergenza Covid-19 non ha agevolato l’uscita del disco; e, al momento in cui scriviamo, l’album è già presente sulle piattaforme musicali ma non ha ancora l’atteso supporto fisico, dato che tipografia ed industria discografica si sono dovute bloccare in tempo di lockdown.

Nei giorni difficili per il Paese anche le prove della band si sono dovute interrompere. Il quartetto, al 50% era stato rinnovato; ai fondatori – il chitarrista Rosario Reina ed il drummer Gennaro Balletta – si sono aggiunti il bassista Pasquale Murino e poi la vocalist Ilaria Bernardini, che si è unita quando il disco era già in fase avanzata di registrazione. Insomma i musicisti hanno bisogno di rodarsi anche se non sanno ancora quando potranno ritornare a tenere concerti e la separazione ha interrotto le prove (tra l’altro Ilaria vive a Roma). I musicisti però hanno colto l’occasione del lockdown per curare i primi videoclip, anch’essi particolari e suggestivi perché sono dei veri e propri cortometraggi animati.

Diciamo subito che il quartetto ha una sua originalità nel panorama del metal italiano ed internazionale, confermata in tutti i suoi cinque dischi realizzati in quasi venticinque anni di attività. La propensione per il Belcanto, la musicalità, una certa vena melodica e narrativa, i testi proposti in lingua italiana, contraddistinguono e caratterizzano Rossometile.

Il nuovo album si muove sempre nell’area metal ma  si caratterizza come gothic-sinfonico con cover Desdemonagrandi orchestrazioni (a differenza del precedente album “Alchemica” che potremmo definirlo più orientato verso il gothic-elettronico).

Il lavoro poi è decisamente ricco di sonorità che vanno dal metal all’etno-pop. Agli strumenti classici del power trio si uniscono cornamusa, ghironda, bouzouki e corni, con riferimenti gotici ma anche celtici e barocchi. Davvero particolare la vocalità di Ilaria Bernardini che spazia dalla lirica al metal, dalla polifonia al prog, arrivando fino al kulning (il suono prodotto con la voce ed utilizzato in antichità nei Paesi scandinavi per richiamare il bestiame).

I testi affrontano le tematiche del distacco, della separazione, del trapasso (a ben vedersi di grande attualità in epoca di Coronavirus), ma pur immergendosi in atmosfere cupe e gotiche mantengono sempre una fiammella di speranza. Da sottolineare la vena culturale ed in quest’ottica va citato il brano “Storie d’amore e peste”, che prende spunto dal romanzo medievale “Narciso e Boccadoro” di Hermann Hesse. In evidenza infine la suggestiva copertina  dell’artista polacco Adam Andrearczyk.

Gaetano Menna

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