Teatro Quirino: Pirandello nella rilettura ricca di suggestioni di Lavia

“L’uomo dal fiore in bocca… e non solo”. La recensione.
In scena al Teatro Quirino fino al 18 dicembre 2016

Il sipario rappresenta una porta con le vetrate annerite della sala d’attesa di una stazione ferroviaria. Alzandosi introduce ad essa, ed è questa la prima sorpresa per gli spettatori. Gabriele Lavia propone – al Teatro Quirino, fino al 18 dicembre – un adattamento personale che intitola “L’uomo dal fiore in bocca… e non solo” che, come lascia intendere il titolo, va al di là dell’atto unico pirandelliano. Infatti Lavia lo ha arricchito con integrazioni prese da altre novelle di Pirandello che affrontano il tema della donna e della morte.

Lavia ha modificato anche l’ambientazione che non è – come originariamente previsto da Pirandello – in un bar nei pressi della stazione ma all’interno di una sala d’attesa.

Si tratta di una scenografia imponente, disegnata da Alessandro Camera, e realizzata interamente nei laboratori del Teatro della Pergola, riaperti appositamente per questa produzione. La struttura portante, alta circa 9 metri, tutta in legno di pioppo, regge le vetrate annerite della vecchia stazione. Ai lati vi sono lunghe panchine con scanalature e braccioli a motivi semicircolari, mentre il pavimento è composto di 92 tasselli d’abete e ricoperto da uno strato di decorazione a motivi geometrici; al centro, incombente, un grande orologio che ha smesso di girare.

Cambia anche la condizione meteorologica ed è una giornata estiva piovosa quella in cui il “passeggero gentile” (Michele Demaria) pieno di pacchetti e pacchettini , che ha perso il suo treno, si ritrova nella sala d’aspetto al cospetto dell’uomo con il fiore in bocca (Gabriele Lavia).

La nuova situazione prevista dal regista dà alla commedia ancor più pathos. Dietro i vetri scuri si scorge, di tanto in tanto, una donna con l’ombrello (Barbara Alesse) che è una presenza discreta, quasi impercettibile, ma che scatena le ira dell’uomo con il fiore in bocca che la scaccia, la insegue, le spara contro. I simbolismi pirandelliano, nel nuovo allestimento, trovano ancor più evidenza.

La donna che appare fugacemente rappresenta l’erotismo (il riferimento all’albicocca matura) e quindi la vita. Ma, per certi versi, rappresenta  anche la morte da cui il protagonista, assetato di vita e con un tumore  alla bocca, rifugge disperatamente. La donna e la morte – scrive Lavia – “per Pirandello sono figure inscindibili, vorrei dire sovrapposte”.

I due attori in scena sono straordinari (davvero superlativo Lavia) nei loro dialoghi che mostrano, da una parte, la disperata voglia di vivere di chi sente  imminente la fine; dall’altra parte,  la serena vacuità di chi non attende sorprese nella sua esistenza pacifica.

Claudio Costantino

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