Piccolo Eliseo. Un messaggio di speranza: nella vita c’è sempre un “altrove”

“Altrove”. La recensione della prima del 16 novembre 2016
In scena al Teatro Piccolo Eliseo fino al 27 novembre

Molti autori teatrali contemporanei raccontano (e denunciano) le situazioni inaccettabili delle periferie urbane degradate. Dove si è segnati dalla nascita e non c’è modo di cambiare il corso degli eventi. In modo verghiano si è condannati.

Per alcuni derelitti c’è l’attesa di Godot che non arriva mai. Per altri (pensiamo alle opere  teatrali di Luca Bei) ci vorrebbero i marziani per uscire dalla prigione della vita.

Paola Ponti con “Altrove” (in scena al Teatro Piccolo Eliseo fino al 27 novembre), di cui è autrice e regista, si riallaccia a questo filone narrativo ma portando la sua visione positiva. Profondamente convinta che è l’uomo e non l’ambiente a condizionare il corso degli eventi.

Un giardinetto di periferia, con qualche gioco attrezzato per i bambini. Qui un giovane (Mario Russo) suona il flauto. L’incanto è spezzato dall’arrivo del padre (Massimo De Lorenzo) che lo porta ad affondare nel fango. Il padre lo ha incanalato  in un percorso malavitoso sempre più stringente. Lui tenta di opporsi ma è come l’insetto finito nella tela del ragno. Più si dibatte, più cerca di liberarsi, più si avviluppa e si imprigiona. I dialoghi serrati tra i due sono particolari e sono l’anima di questo lavoro.

Il genitore riesce a parlare di cose drammatiche, inappellabili e poi divagare, con spensieratezza. È un uomo malvagio e crudele che ammanta di (finta) erudizione i suoi discorsi. Il passaggio repentino dai toni drammatici a quelli più leggeri fanno però comprendere come egli stesso sia una vittima dell’ambiente. Probabilmente il suo sogno, il suo “altrove” era lo studio, la crescita culturale, i viaggi alla scoperta del mondo.

L’uomo, condannato, sta condannando a sua volta il figlio il cui sogno (nascosto anche a se stesso) è quello di suonare nella banda musicale del quartiere. Invece di operare in una banda musicale, agisce in una banda delinquenziale…

L’arrivo di una donna (Constance Ponti) – che inizialmente sembra una vittima e poi diventa una sorta di guida spirituale – forse può cambiare le carte in tavola. Lei riesce a palesare, agli occhi del giovane, che c’è un “altrove”, Molto bravi gli attori in uno spettacolo in cui nessuno è quello che appare.

I protagonisti sono impegnati a circumnavigare la “vita altrove” che pure si può cogliere  in un altro momento, in un altro luogo. Il tema della redenzione si unisce così a quello del sogno.

Carla Pillitu

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