Teatro Eliseo: una tempesta solare ci salverà

“Tempeste solari”. La recensione della prima nazionale del 13 ottobre
In scena al Teatro Eliseo fino all’1 novembre 2015

L’autore e regista Luca De Bei, accantona le riflessione sul mondo degli ultimi della società, per proseguire il suo racconto drammaturgico tra le pieghe nascoste della piccola borghesia. “Tempeste solari(al Teatro Eliseo, in prima nazionale, fino all’1 novembre 2015) fornisce un ritratto impietoso della famiglia, che sa essere dolore invece che amore.

Amoralità, indifferenza, carenza di affetto dei genitori… a farne le spese sono stati i figli che sono cresciuti senza punti di riferimento ed affettivi nella famiglia. I figli ne hanno pagato le conseguenze per tutta la loro vita ed i rapporti di coppia che hannoinstaurato a loro volta sono già compromessi.

Sul palcoscenico – sdoppiato, dalla particolare scenografia di Francesco Ghisu in due mini-palchi  che si aprono e chiudono con saracinesche scorrevoli – si incontrano/scontrano, a due alla volta, sei personaggi, perdenti, che non hanno punti di riferimento nella vita, che danno ad altri colpe che sono le proprie, che non sanno guardarsi dentro.

Ottimo il cast con due colonne portanti del teatro italiano come Ugo Pagliai e Paola Quattrini ed i bravissimi David Sebasti, Pia Lanciotti, Mauro Conte, Chiara Augenti.

Compito difficile quello dei protagonisti in una rappresentazione che è apparentemente statica. C’è un “caos calmo”… la quiete prima dellla sovrastante  tempesta magnetica del sole, che rischia di sovvertire tutti gli equilibri/squilibri. Per certi versi la tempesta è attesa con il suo carico di novità/sconvolgimento che porta con sé.

Attraverso i dialoghi si mettono a fuoco i personaggi e le relazioni tra di loro, si fanno esplodere i legami. Una sottolineatura merita  l’accorto lavoro alle luci di Marco Laudando. Luci che sono fondamentali e sanno arredare la scena minimal.

Non mancano nella scena finale le autocitazioni di precedenti lavori di De Bei: “Le mattine dieci alle quattro”, per l’incontro, quando è ancora notte, tra il pater familias e l’amante del genero; “Nessuno muore”, perché la tempesta, per come si presenta sul palcoscenico, ci ricorda l’inusuale  sbarco degli alieni di questa rappresentazione. Le autocitazioni rivelano ancor più che il filo narrativo di Luca De Bei ha una concatenazione,, uno sviluppo consequenziale.

“Tempeste solari” è un testo suggestivo e riflessivo di uno dei migliori autori contemporanei italiani. La costruzione a dialoghi a due, la staticità scenica, danno forza alla parola. E la tempesta solare – temuta, attesa, incombente, – è una sorta di Godot di beckettiana memoria.

Brunella Brienza

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