Teatro Brancaccio: al Referendum Enrico Bertolino vota “Boh”

“Perché Boh”. La recensione.
In scena al Teatro Brancaccio il 4 ottobre 2016

Il 4 ottobre la prima delle due serate al Teatro Brancaccio (verrà replicata nell’imminenza del voto referendario a novembre) di Enrico Bertolino, che ha proposto “Perché Boh” che è – come si legge nel sottotitolo della rappresentazione –  “una guida comica allo sfruttamento della Costituzione”; lo spettacolo si è mosso tra narrazione, attualità, costume, cronaca, comicità, politica, satira. I testi sono dello stesso Bertolino e di Luca Bottura. La regia è di Massimo Navone.

Il titolo della rappresentazione ci ricorda quello di un libro di Jovanotti del 1998 (“Il grande Boh”), scritto all’epoca dei suoi grandi viaggi in bicicletta in Africa e Patagonia. Per il cantautore il Boh è il grande vuoto di conoscenza, il mondo da scoprire. Enrico Bertolino invece il Boh lo pone nel vuoto sociale e politico del Paese, spartiacque tra il Sì ed il No del Referendum Costituzionale. Il Boh di Jovanotti è il suono del deserto, il Boh di Bertolino è il frastuono della politica che lascia attoniti gli elettori.

In scena al Brancaccio solo uno schermo su cui si proiettano foto e filmati  e le tastiere del maestro Teo Ciavarella per l’accompagnamento musicale. Nasce così uno spettacolo di instant  theatre che è, soprattutto, instant policy.

Il momento clou dello spettacolo è infatti il faccia a faccia con due esponenti politici, uno del No (Matteo Salvini, segretario federale della Lega Nord) ed uno del Sì (Maurizio Martina, ministro per le Politiche agricole). Tutti e due lombardi come il padrone di casa a (s)parlare di politica e referendum tra sberleffi e satira politica di Bertolino. Il leader della Lega appare più sciolto e capace di stare al gioco, il ministro invece sembra più ingessato e non del tutto a suo agio  tra gag e sarcasmo che sono l’anima dello spettacolo.

Prima dei due faccia a faccia politici, Bertolino – ironico, dissacrante, esilarante – racconta la genesi della Costituzione, che viene anche cantata con le musiche dei Pooh; a sorpresa giunge sul palco il batterista storico della band  Stefano D’Orazio che canta  l’art. 21 della Costituzione (sulla libertà di pensiero e di espressione) con la musica di “Tanta voglia di lei” e l’art. 11 (quello dell’Italia che ripudia la guerra) sulle note di “uomini soli”.

In chiusura la “rassegna stampa” con l’attualità riveduta e corretta dalla satira politica. Spassosa la proposizione del nuovo testo dell’art. 70 della Costituzione (sulla funzione legislativa delle due Camere) in chiave Star Wars.

Bertolino dimostra come la Costituzione ed il Referendum possono diventare uno spettacolo teatrale, ma non alla Travaglio. Sono occasione per sorridere della politica, per sorridere anche di noi italiani che della Cosituzione (e della storia in generale) sappiamo ben poco. Lo dimostra il video che si proietta estratto da un programma a quiz condotto da Carlo Conti con i concorrenti che annaspano sulla data della nomina di Hitler a cancelliere del Reich.

Claudio Costantino

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