Sala Umberto: manager disposti a tutto

“Il metodo”. La recensione.
In scena al Teatro Sala Umberto fino al 18 ottobre 2015

In una sala asettica, con pochi arredi ma comodi e dai colori accesi, con lampade al neon e allegra musica samba di sottofondo, si ritrovano quattro manager che aspirano all’unico posto disponibile di top manager in una multinazionale svedese. Dopo tre colloqui sono chiamati ora a svolgere una particolare selezione collettiva in base al “Metodo Gronholm”.

Si intitola “Il Metodo” l’allestimento del regista Lorenzo Lavia della stimolante rappresentazione scritta dall’autore catalano Jordi Galceran (titolo originario “Metodo Gronholm”), in scena al Teatro Sala Umberto fino al 18 ottobre.

L’autore del testo si è ispirato ad un fatto di cronaca vera accaduto a Madrid  dove in un cassonetto dei rifiuti venne  trovata una cartellina che conteneva le domande di assunzione per un supermercato; a lato di ogni curriculum l’addetto alla selezione del personale aveva annotato dei commenti non professionali sui candidati.

Nella piece  i quattro candidati devono conquistarsi il posto, a cominciare dalla poltrona della sala di attesa dove agiscono (sono solo tre per quattro persone presenti).

La drammaturgia è scorrevole e avvincente come un thriller e permette un vivo coinvolgimento del pubblico. Molto bravi i protagonisti (Giorgio Pasotti, Fiorella Rubino, Gigio Alberti, Antonello Fassari) chiamati ad interpretare dei manager spregiudicati ed in carriera disposti a tutto pur di raggiungere il traguardo, sostenendo prove assurde, che investono la sfera personale di ciascuno; si trovano in competizione estrema, come moderni gladiatori in giacca e cravatta, all’insegna del motto “mors tua vita mea”.

Le istruzioni sulle prove da compiere vengono letteralmente dall’alto; con invisibili scrutatori che inviano messaggi in bussolotti che giungono attraverso un particolarissimo circuito pneumatico. Istruzioni in bottiglia per trovare il top manager ideale per la multinazionale. Emergono l’amoralità, l’egoismo, la sopraffazione, il carrierismo dei quattro. Le note di presentazione dello spettacolo parlano di “cinismo maieutico”. La conoscenza viene estrapolata dall’autoanalisi personale e di gruppo.

Che caratteristiche deve avere un top manager di una grande azienda per essere assunto? Lo spiega uno dei protagonisti: “Deve essere un figlio di puttana dalla faccia pulita”. Impietosa analisi.

Brunella Brienza

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