
“Contrazioni pericolose”, la recensione.
In scena al Teatro Manzoni di Roma fino al 25 maggio 2025
Un’esplosione di risate ha travolto il pubblico del Teatro Manzoni di Roma, che ha tributato applausi scroscianti alla brillante commedia “Contrazioni Pericolose“, firmata, diretta e interpretata da Gabriele Pignotta.
Questa rappresentazione cult di Pignotta celebra quest’anno il decennale dalla sua prima messa in scena nel 2015, riproponendosi con un cast completamente rinnovato. Un successo fragoroso per uno spettacolo che, in classico stile “pignottiano”, ha saputo conquistare ancora oggi la platea divertendo e, al contempo, facendo riflettere (ma con estremo garbo).
La commedia si apre in modo originale con la voce del feto in grembo alla madre, Lavinia, che introduce il racconto scenico. Al centro della scena, la bravissima Rocío Muñoz Morales nei panni di Martina Massimo, una donna in travaglio in ospedale, alle prese con le “contrazioni pericolose” che danno il nome allo spettacolo.
Il titolo è già di per sé un colpo di genio: un richiamo ovvio all’imminente parto, ma anche un sottile e ironico omaggio al celebre romanzo “Le relazioni pericolose” di Choderlos de Laclos e all’analogo film cult del 1988, sebbene la trama di Pignotta prenda tutt’altra, e ben più spassosa, direzione.
Accanto a Rocío, c’è Giorgio Lupano che veste i panni di Massimo Martina, l’amico di una vita. La performance di Lupano è un esempio di precisione attoriale che restituisce, con ironia, un personaggio complesso e credibile.
La coincidenza dei nomi dei due personaggi, un quasi identico “Massimo Martina” e “Martina Massimo”, è un divertente scherzo del destino che li ha uniti (in amicizia) anni prima.
Il nodo cruciale della commedia? Martina non ha ancora rivelato al suo amico del cuore Massimo, né a nessun altro, l’identità del padre del bambino che sta per nascere e che è all’oscuro dell’evento.
A completare questo singolare triangolo, c’è lo stesso Gabriele Pignotta, sempre capace di suscitare empatia nel pubblico, che interpreta l’ostetrico Francesco; il suo è un personaggio sfaccettato e profondamente innamorato del suo mestiere,. Il coinvolgimento dell’ostetrico nelle vicende dei due amici è amplificato dal suo personale e struggente desiderio di paternità, un sogno che è impossibilitato a realizzare perché lui e la consorte non possono avere figli.
La commedia è un vortice di situazioni comiche, intervallate da accenni di riflessione su limiti, pesantezze e fragilità umane.
Il trio Muñoz Morales – Lupano – Pignotta dimostra un’intesa e un affiatamento eccezionali sul palco. La Muñoz Morales incarna alla perfezione la donna in procinto di partorire, trasmettendo con efficacia sia il peso fisico della gravidanza che quello emotivo del segreto. Lupano, dal canto suo, disegna con precisione il ritratto dell’uomo in carriera, totalmente assorbito dal lavoro.
Oltre alle musiche originali, tutte strumentali, di Stefano Switala – che vanta una lunga e fruttuosa collaborazione con Pignotta – sono proposte alcune celebri canzoni che sono funzionali alla narrazione scenica.
Il tema musicale principale di Switala, che porta lo stesso titolo della commedia, si avvia significativamente con il battito del cuore per poi dare il via a una melodia magica e onirica.
Un momento di grande intensità è l’ascolto di “Futura” di Lucio Dalla; la canzone assume un significato toccante e amplificato nell’ambito della trama, accompagnando la narrazione della donna in procinto di partorire e le riflessioni sul mistero, le speranze e le aspettative che accompagnano l’arrivo di una nuova vita (“Dove sono le tue mani, nascerà e non avrà paura nostro figlio, e chissà come sarà lui domani, su quali strade camminerà”).
“Contrazioni Pericolose”, con comicità e delicatezza, si addentra nell’esplorazione dell’animo umano, di pulsioni, paure, speranze e desideri. Tratteggia il ritratto di una generazione in cerca di equilibrio in un mondo che sembra aver perso i suoi punti di riferimento.
Come se non bastasse, c’è un “quarto personaggio”, che pur non comparendo mai in scena, alimenta ulteriori risate: è quello della madre di Martina, bloccata nel traffico romano e impossibilitata a raggiungere la figlia in ospedale, un classico intramontabile che strappa sempre un sorriso.
Alla fine, pur tra le risate e le emozioni, lo spettacolo invita a cogliere i valori più autentici della vita e a comprendere che l’amore, spesso, si presenta in forme inattese.
Claudio Costantino