My Fair Lady: la fiaba senza tempo della bella fioraia conquista il pubblico del Sistina

My Fair Lady. La recensione della prima stampa del 12 dicembre 2012
In scena al Teatro Sistina fino al 6 gennaio 2013

E’ un rincorrersi tra musical e film. “My Fair Lady“, musical del 1956 di Alan Jay Lerner e Frederic Loewe (a sua volta ispirato dal Pigmalione di G.B. Shaw), è poi diventato un film cult del 1964 diretto da George Cukor, diventa ora nuovamente un musical diretto da Massimo Romeo Piparo.

La sua storia e le sue musiche sono profondamente incuneate nella memoria collettiva. Ce ne siamo resi perfettamente conto assistendo al musical firmato da Piparo. Probabilmente è l’appuntamento più atteso della stagione teatrale del Sistina.

Vede come protagonisti Vittoria Belvedere e Luca Ward, affiancati da Aldo Ralli ed Enrico Baroni e da un validissimo cast di cantanti e ballerini.

Atmosfere retrò di una Londra popolare e verace a confronto con un’altra elegante e raffinata. I due mondi li vive e li attraversa pienamente la simpatica fioraia, borgatara e ignorante (Vittoria Belvedere); una sorta di brutto anatroccolo che si trasformerà grazie alla guida, all’aiuto ed agli insegnamenti fonetici di un ricco studioso di idiomi (Luca Ward), in uno splendido cigno con pronuncia e accenti corretti e dal portamento regale.

Un musical che nacque come messaggio di speranza: Ci si può evolvere, uscire dalla povertà. Ci si può trasformare e acculturare, basta avere la volontà di farlo. Certo servono aiuti, cure, attenzioni per riuscire nell’impresa, ma soprattutto occorre volontà e determinazione.

Insomma un messaggio che è l’antitesi del verismo, del ciclo dei vinti condannati a restare tali. Quella proposta è una bella favola di ieri , in cui l’amore trionfa e supera le barriere delle classi sociali.

L’adattamento proposto da Piparo propone interessanti cambiamenti stilistici rispetto al film. Nella versione italiana della pellicola, ad esempio, il dialetto Cockney della protagonista, era diventata una parlata in cui si mescolavano dialetto pugliese, napoletano e ciociaro. Piparo ha scelto invece di far parlare la fioraia con vocali molto aperte ed in siciliano.

Era nota l’espressione (e la canzone), “la rana in Spagna gracida in campagna”. Il regista ha preferito una traduzione, più aderente all’originale: “La pioggia in Spagna bagna la campagna”.

Quella proposta, con grande successo, è una fiaba che, a distanza di tanti anni, riesce ancora ad affascinare, con la sua grazia, le sue melodie incantevoli, i balletti. La sua eleganza stilistica e formale.

La prima stampa del 12 dicembre ha visto in platea un ricco parterre.di vip: tra gli altri c’erano Pippo Baudo, Deborah Caprioglio, la giovane attrice Giorgia Wurth, Fabio Troiano, Amedeo Minghi, Ettore Bassi, Gloria Guida e Paola Saluzzi; e ancora, Giampiero Ingrassia, Sebastiano Somma, un veterano del musical Rodolfo Laganà, il conduttore del sabato pomeriggio di Rai1 Danilo Fumiento, Silvia Squizzato, Giorgio Borghetti, lo schermidore italiano più volte campione del mondo Stefano Pantano, Giordano Petri, la giovane “voce” italiana per la Disney Arianna Bergamaschi, Lucio Caizzi.

Claudio Costantino

 

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