Teatro Brancaccino: Il Mistero Buffo di Ugo Dighero

Mistero Buffo. La recensione della prima del 10 ottobre 2019
In scena al Teatro Brancaccino fino al 13 ottobre.

Mistero Buffo, la più conosciuta opera teatrale del premio Nobel Dario Fo, compie 50 anni. Infatti andò in scena la prima volta in piena stagione di “rivoluzione studentesca”, il 30 maggio 1969, nell’aula magna dell’università occupata di Milano. Quello spettacolo poi è stato arricchito e rinnovato negli anni e si contano oltre cinquemila rappresentazioni.

E’, in fondo, un contenitore di giullarate, monologhi recitati in una lingua inventata, il grammelot, che deriva dal francese grommeler (borbottare). Assembla suoni, onomatopee, parole e foni privi di significato in un discorso. Quella di Fo era una rappresentazione – figlia della commedia dell’arte, dell’arte circense, dei giullari e dei saltimbanchi, con maschere, mimica e lingua inventata – estremamente ironica, divertentissima, uno sberleffo alla religione ed al potere. Rivoluzionaria come l’epoca in cui Fo la portava in scena: della serie una risata vi seppellirà.

Il cinquantenario di “Mistero Buffo” è ricordato e omaggiato con una rassegna teatrale, “Roma per Dario Fo”, che si svolge tra Teatro Brancaccino e Teatro Sala Umberto.

Si è partiti con il “Mistero Buffo” di Ugo Dighero al Teatro Brancaccino. L’attore ha proposto due giullarate di Fo: “Il primo miracolo di Gesù Bambino” è tratto dallo spettacolo “Storia della tigre e altre storie “del 1977 con Dario Fo che costruisce questa storia prendendo spunto dai “Vangeli apocrifi”; “La parpàja topola” è tratto da “Il fabulazzo osceno” del 1982, con la capacità di trasformare il tema “osceno” della storia in una favola poetica di grande purezza e di altissima poesia.

Dighero è degno figlio di Dario Fo. Introduce ed illustra il racconto teatrale e quindi si immerge nelle giullarate. Si diverte e diverte.

Come ha detto lo stesso protagonista nelle note di regia, “per interpretare ‘Mistero Buffo’ bisogna fare ricorso a tutte le tecniche, usare le maschere della commedia dell’arte. Si entra e si esce velocemente da tutti i personaggi (a volte tre o quattro in scena); è un arzigogolo virtuosistico in cui si deve essere veloci e preparati. Una volta che si riesce a gestire tutto questo, è come sedersi al volante di una Ferrari che bisogna saper guidare, ma va che è una meraviglia!”

Le giullarate di Fo sono una scuola di teatro, per grandi interpreti. Nell’ “arzigogolo virtuosistico” Dighero dimostra di saperci sguazzare alla grande, con straordinaria capacità attoriale.

Il suo è un omaggio a Fo, partecipato e convinto, che convince, coinvolge appieno e diverte tanto la platea del Brancaccino.

Dismessi i panni del giullare, Ugo Dighero indosserà subito quelli di un uomo in cerca di stabilità affettiva nella commedia “Alle 5 da me,” portata in scena al Teatro Golden in coppia con Gaia De Laurentiis. E’ una divertente commedia di Pierre Chesnot, diretta da Stefano Artissunch, con le musiche della Banda Osiris.

Claudio Costantino

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