Teatro Quirino: Pivetti en travesti, canta e conquista

“Viktor und Viktoria”. La recensione della prima del 5 febbraio 2019
In scena al Teatro Quirino fino al 17 febbraio

Una strepitosa Veronica Pivetti, ancor più magra per interpretare al meglio il suo personaggio multifaccia, ha conquistato il Teatro Quirino in un’affollata prima stampa, con molti “vip” venuti ad omaggiarla (tra cui Giorgio Lupano, Massimo Ghini, Pino Strabioli, Enzo Decaro).

Viktor und Viktoria” è una commedia con musiche liberamente ispirata all’omonimo film del 1933 di Reinhold Schunzel ed al remake del 1982 di Blake Edwards (intitolato “Victor Victoria”). La versione teatrale, scritta da Giovanni Gra e diretta da Emanuele Gamba, per certi versi, è ancor più suggestiva delle pellicole.

La storia è quella di una squattrinata attrice (Veronica Pivetti) che, con il supporto di un altrettanto spiantato collega (Yari Gugliucci), si finge uomo per indossare in palcoscenico i panni di donna, che si presenta con il doppio nome di Vittorio-Vittoria. Un personaggio che gioca, dunque, sull’ambiguità, per conquistare il pubblico; operazione che si rivela vincente e le fa avere un successo internazionale. I problemi poi ci saranno quando un conte charmant (Giorgio Borghetti) si innamora di lui, non sapendo che è una lei.

Da segnalare anche gli altri personaggi: la caustica baronessa (Pia Engleberth); la svampita e bionda ballerina di fila (Roberta Cartocci); l’attrezzista dai modi bruschi e obliqui (Nicola Sorrenti).

Il tutto avviene in una Berlino in cui collassa la Repubblica di Weimar e si registra la preoccupante ascesa di Hitler. In questo periodo, di transizione, l’enigmatico ed equivoco Viktor und Viktoria canta e incanta.

Proprio le canzoni – interpretate con grande temperamento dalla Pivetti – arricchiscono ed impreziosiscono uno spettacolo, ottimamente interpretato da tutta la compagnia, ricco di colpi di scena, cambi di sesso ed intrecci sentimentali.  Coinvolgente commedia che la platea ha apprezzato e premiato con lunghi e calorosi applausi.

Claudio Costantino

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