Quirino: impegno civile e d’amore per raccontare il sindaco pescatore

foto di Domenico Summa

“Il sindaco pescatore”. La recensione della prima dell’11 maggio 2018.
In scena al Teatro Quirino fino al 13 maggio 2018.

È un gioiellino prezioso il dramma “Il sindaco pescatore”, diretto da Enrico Maria Lamanna che vede come protagonista assoluto Ettore Bassi. Tratto dall’omonimo libro di Dario Vassallo, racconta la storia di Angelo Vassallo, pescatore e sindaco integerrimo di Pollica nel Cilento, ucciso dopo aver litigato con dei pusher in prossimità  una discoteca del lungomare. Alla vicenda è stata dedicata anche una fiction di successo del 2016 diretta da Maurizio Zaccaro, con Sergio Castellitto.

La storia inizia dalla fine, dal momento dell’agguato. In quella frazione di secondo in cui gli occhi della vittima e dell’assassino si incrociano ed il dito del killer sta per premere il grilletto. In quell’istante lungo quanto l’eternità la vittima racconta la sua storia, la ripercorre e la illustra alla platea, rivolgendosi anche al carnefice.

Quello di Ettore Bassi lo potremmo definire un “monologo assistito”. L’attore è sul palcoscenico con un gruppo di ragazzi vestiti in nero (in ogni tappa del tour vengono scelti nel luogo in cui c’è la rappresentazione), presenza silenziosa, testimoni, assistenti in scena. L’attore è assistito anche da una serie di interventi registrati, cammei di tanti colleghi che hanno supportato questo lavoro.

Il protagonista è molto bravo, ha pathos e riesce a caratterizzare a tutto tondo il suo personaggio così schietto, genuino, profondamente onesto e scomodo da essere ammazzato dalla delinquenza locale.

Al Teatro Quirino tre serate, appuntamenti di grandissimo teatro civile

Il sindaco è stato un eroe della quotidianità in una società malata. La drammaturgia coinvolgente  è di Edoardo Erba, uno dei più importanti autori contemporanei. Le musiche di Pino Donaggio.

Nel finale Bassi si veste da pescatore (a simboleggiare il pescatore prestato al governo della cosa pubblica). Pescatore imbrigliato nella “rete” del malaffare che vuole soffocare il territorio ed il cambiamento.

Al termine della rappresentazione, quando gli spettatori si accingono ad uscire dal teatro, risuonano le note della canzone “The book of love” di Peter Gabriel. A ricordarci il pescatore che ha operato per amore della sua terra e del suo mare. Ed a convincerci che questo è davvero “teatro dell’amore”.

Claudio Costantino

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