Teatro Eliseo: “La guerra dei Roses”, macerie di vite, sentimenti, oggetti

La guerra dei Roses. La recensione della prima del 19 dicembre 2017.
In scena al Teatro Eliseo fino al 7 gennaio 2018

La guerra dei Roses“: mettiamo da parte il romanzo di Warren Adler ed il film di Danny De Vito con Michael Douglas e Kathleen Turner. La commedia diretta da Filippo Dini con protagonisti Ambra Angiolini e Matteo Cremon – in scena al Teatro Eliseo per tutto il periodo delle feste natalizie – segue un suo percorso autonomo.

Dini, come sempre, nei testi che mette in scena dà una sua caratterizzazione, una sua rilettura personale, sopra le righe ma intelligente e coinvolgente. In questo testo, che ha un andamento drammatico, ha accentuato la venatura comica e sarcastica presente, in parte, nel romanzo di Adler. In palcoscenico, nel crescendo della drammaticità, paradossalmente cresce l’ironia e l’umorismo.

La storia è nota: una coppia passa, gradualmente, dall’incontro, alla passione, all’amore, all’indifferenza, all’odio, alla ferocia, alla guerra fino all’epilogo drammatico (la famosa scena del lampadario che crolla sui due protagonisti). In realtà non è più un epilogo, c’è un finale metafisico con i due fantasmi che osservano il disastro della loro vita. In evidenza anche il ruolo degli strateghi, i loro avvocati che pilotano quella guerra assurda tra le pareti domestiche. Bravi i due protagonisti a raccontarci la trasformazione e il conflitto; coraggiosa l’Ambra ad afferrarsi in volo al lampadario nel momento più drammatico.

In evidenza anche il ruolo degli “strateghi”, i loro avvocati che pilotano quella guerra assurda che si consuma tra le pareti domestiche. Anche qui emerge una vena comica, un tracciare personaggi sopra le righe, eccessivi. In evidenza poi che Massimo Cagnina e Emanuela Guaiana propongono anche gli altri personaggi in lizza, con duttilità, comicità, ironia, dando vita a situazioni paradossali e divertenti.

Non c’è solo il dramma e l’egoismo dei due (ex) innamorati che lottano per il possesso della casa che distruggono letteralmente. Fanno macerie di vite, sentimenti, oggetti. Non resta nulla se non contemplare dall’alto le rovine.

Claudio Costantino

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