Al Brancaccio la grande operetta. Straordinaria “Vedova allegra”

“La vedova allegra”. La recensione della prima del 6 aprile 2017.
In scena al Teatro Brancaccio fino al 9 aprile 2017.

È tornata al Teatro Brancaccio la grande operetta, con “La vedova allegra” il capolavoro di Franz Lehár. Il merito è della Compagnia di Operetta del Teatro Al Massimo di Palermo con il regista ed interprete Umberto Scida che ha coinvolto nel progetto l’orchestra (che suona dal vivo con la direzione musicale del maestro  Diego Cristofaro), il cast ed il corpo di ballo (coreografie di Stefania Cotroneo) del teatro palermitano.

Un allestimento straordinario con grandi interpreti (a partire dalla brava e bella soprano Maria Francesca Mazzara nella parte della signora Glawary ovvero la vedova allegra), nel mix di atmosfere, da quelle slave al cafè Maxim di Parigi. E con Spero Bongiolatti, Isadoro Agrifoglio, Leonardo Alamo.

“La vedova allegra” è un viaggio nella musica, dalla romanza al ballo della steppa, dal valzer al can can. Si passa con disinvoltura dal teatro comico a momenti canori suggestivi. E poi ci sono i motivi accattivanti come ” È scabroso le donne studiar”: una marcia che è l’occasione per oltrepassare la quarta parete e coinvolgere la platea a cantare.

Riproposta nel suo allestimento originario (in tre atti, con due intervalli ed una durata che supera abbondantemente le tre ore), l’operetta è talmente variegata, ammaliante, sfavillante che il tempo vola ed il pubblico continua a reclamare bis, totalmente coinvolto e partecipe.

Scida, con la sua regia e verve comica, è convinto (e ci convince) che un’operetta come “La vedova allegra” è uno straordinario spettacolo da cartellone di Broadway.

È davvero riduttivo definirla un’opera minore; è piuttosto un grande musical che ha il pregio di avvicinare il pubblico alla lirica.

Complimenti  al Teatro Al Massimo che si è così attivamente e generosamente impegnato per far conoscere e valorizzare questo straordinario genere musicale.

Brunella Brienza

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