Sistina: l’allegra follia del Rocky Horror Show

“Rocky Horror Show”, La recensione della prima del 29 novembre 2016
In scena al Teatro Il Sistina fino al 4 dicembre

È approdato in Italia “Rocky Horror Show”, il musical cult del 1973 scritto (ed interpretato all’epoca) da Richard O’Brien, autore anche delle musiche. Torna in teatro nell’edizione originale inglese con la regia di Christopher Luscombe e sta svolgendo il suo trionfale tour europeo.

Il più famoso rock’n roll musical a livello mondiale – che nel 1975 divenne anche una pellicola famosa “The Rocky Horror Picture Show” diretta da Jim Sharman – ancora conquista le platee dei teatri di tutta Europa. A Roma ha letteralmente infiammato il Sistina (dove sarà in scena fino al 4 dicembre) con molti spettatori che indossavano cappellini colorati, parrucche e boa di struzzo dai colori accesi e che cantavano e ballavano in sala, ripetendo la coreografia degli artisti in palcoscenico.

È incredibile quanto questo musical sia amato e come, a distanza di 43 anni dalla sua nascita – ancora sappia elettrizzare gli spettatori che conoscono a memoria i testi e le coreografie dei balli. Quello proposto si conferma uno spettacolo cult, originale, trasgressivo, coinvolgente che è, in fondo, una presa in giro; un divertissement che mette nel frullatore atmosfere gotiche, Frankenstein, la famiglia Addams, Jesus Christ Superstar, ironia, sangue, sesso e rock’n roll.

Il musical ha un sound pazzesco, brani indimenticabili e trascinanti (“Sweet Transvestite”, “Damn it Janet” e “Time Warp”). Ottimo il cast, con artisti di primissimo ordine che sanno coinvolgere e travolgere. Tra gli altri in scena: Liam Tamne (il folle scienziato travestito Frank-N-Furter), Sophie Linder-Lee (la giovane ed ingenua ragazza perbene Janet Weiss), Richard Meek (Brad Majors, giovane eterosessuale pieno di insicurezze, compagno di Janet), Kristian Lavercombe (inquietante maggiordomo gobbo al servizio di Frank-N-Furter), Dominic Andersen (Rocky, l’affascinante e muscoloso Frankenstein realizzato in laboratorio), Philip Franks nelle vesti del narratore.

La trasgressione non è solo e non tanto  nella storia proposta – con uomini e donne con indosso calze di rete e tacchi a spillo, che mimano l’amplesso e che si fanno sedurre dallo scienziato trans – ma nell’allegra e contagiosa follia, nell’atmosfera carnevalesca che si viene ad instaurare in platea, dove tutto è permesso: vestirsi colorati, ballare, cantare, saltare sulle poltrone, abbracciare il vicino sconosciuto, suonare trombette.

Il musical è solo un pretesto per rivivere una stagione irripetibile dove si era capaci di dissacrare i miti e sconfiggere il puritanesimo ed il bigottismo benpensante.

Anche se recitato rigorosamente in inglese (tranne qualche parola in italiano del “narratore”), lo spettacolo è godibilissimo. Contano soprattutto le canzoni e l’happening in platea (spettacolo nello spettacolo).

Carla Pillitu

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