“Bartleby” al Brancaccino: un attore in scena? Avrei preferenza di no

“Bartleby”. La recensione della prima del 25 novembre 2016
In scena al Teatro Brancaccino fino al 27 novembre

Fanno un certo effetto gli applausi del pubblico, a fine rappresentazione, rivolti ad un sipario chiuso. Ma in “Bartleby” – in scena al Teatro Brancaccino fino al 27 novembre –  un attore in scena non c’è. Quello proposto, con la regia di Claudia Sorace, è un video (di Maria Elena Fusacchia) con musiche originali (di V.L. Wildpanner), con voce narrante (di Riccardo Fazi).

Un attore in scena? “Avrei preferenza di no”. La società di produzione “Muta Imago” potrebbe rispondere proprio con le parole del personaggio protagonista del  racconto di Herman Melville, “Bartleby”, pubblicato nel 1853 e diventato uno dei capolavori della letteratura mondiale. 

Il racconto è  dirompente: Bartleby è lo scrivano modello che, ad un certo punto, rifiuta in modo sommesso ma inderogabile (“avrei preferenza di no”, dice) gli ordini del padrone e non fa più nulla, passando  ore a guardare  un muro dalla finestra. Ci racconta, anche e soprattutto, del conflitto tra l’uomo e la società. Dirompente anche la scelta attuale di metterlo in scena con la sola voce narrante (a dispetto del nome della società produttrice “Immagine silenziosa”) fuori campo.

Il racconto “teatrale” proposto è molto suggestivo  – con musiche di accompagnamento e immagini che sono una performance nella performance –  ed avvincente. Piacciono anche alcune scelte visive come quelle dei ratti che ci richiamano al bestiario kafkiano.

Viene però da riflettere e chiedersi: è teatro questo? È teatro un sipario che si apre su un video? Qual è il confine tra il teatro e il cinema, la televisione, il museo (performance del genere le troviamo anche come installazioni artistiche), internet (pensiamo a youtube, ai social)?

Domande probabilmente inutili. Questa rappresentazione di Bartleby potrebbe benissimo essere proposta in tutti i canali artistici elencati. L’arte (perché di quello dovremmo  parlare) non ha limiti. Non conta la modalità di visione ma la fruizione.

Insomma il racconto di Bartleby per suono e immagini al Teatro Brancaccino ha il merito di uscire dal coro, di far riflettere sul senso del teatro oggi ed anche di sconfiggere certezze radicate.

Un nuovo teatro? Avrei preferenza di sì.

Claudio Costantino

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