Al Brancaccio la favola soul con Masciarelli e Jurman

“Vorrei la pelle nera”. La recensione della prima del 13 ottobre
In scena al Teatro Brancaccio fino al 16 ottobre 2016

Parte dal Brancaccio la favola soul “Vorrei la pelle nera”,  scritta e diretta da Maurizio Colombi (lo stesso che firma la regia teatrale di “Rapunzel”) e prodotta da “Sold out”.

Purtroppo a guastare in minima parte la festa il fatto che il protagonista Luca Jurman abbia avuto un calo di voce che non gli ha permesso di esprimere appieno tutte le sue potenzialità canore. Certo la fiaba è un po’ debole come storia narrata, ma qui ciò che conta  è la musica (ed il ballo), quella nera dei grandi del soul, ritratti nei quadri appesi al Motown Club (omaggio alla celebre etichetta discografica di Detroit) dove si svolge il racconto: Michael Jackson, Marvin Gaye, Barry White, Ray Charles, Whitney Houston…

Singolare ed avvincente che i mostri sacri della musica nera ritratti, in più occasioni, si animino nei quadri, interagendo con il personaggio di Jurman, il dimesso cameriere bianco  dalla potente voce black.

Spettacolo gradevole e avvincente con un buon cast; con Stefano Masciarelli dimagrito ed eclettico (che balla e canta pure); con Jurman che sa dare corpo al suo personaggio e che esalta il pubblico come vocalist. Con loro due una dozzina di cantanti e ballerini che coinvolgono anche la platea. Le efficaci coreografie sono di Tony Lofaro.

La storia è semplice. Il timido cameriere dall’anima soul, che si nasconde pirandellianamente dietro ad una “maschera” (un travestimento, una magia) comprende che  bisogna bisogna essere se stessi e conquistarsi il palcoscenico della vita con il talento e la forza di volontà.

Nel finale il cantante (Jurman), raggiunto il successo, chiede ed ottiene dal proprietario del locale (Masciarelli) di avere l’accompagnamento di una band. Ecco ciò che manca è proprio il suono live di un gruppo musicale che possa dare energia e calore alla performance dal vivo.

Il titolo dello spettacolo è quello di una nota canzone di Nino Ferrer  del 1967 che ora ispira l’autore a costruire questa favola contemporanea di sogni da conquistare.

Nel foyer a disposizione del pubblico due “set fotografici” per poter indossare parrucche ed occhiali vintage con cui farsi immortalare.

Claudio Costantino

 

 

 

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