The Full Monty: il musical canta lo spread

La recensione della prima ufficiale del 5 febbraio
In scena al Teatro Sistina fino al 17 febbraio 2013

Martedì 5 febbraio 2013 al Teatro Sistina c’è stata la prima ufficiale di The Full Monty, il nuovo musical firmato Massimo Romeo Piparo. In realtà lo spettacolo è già in cartellone dal 29 gennaio e vi resterà fino al 17 febbraio 2013.

The Full Monty, il film cult del 1997 diretto da Peter Cattaneo,  dopo qualche anno è diventato un musical che fa divertire ma anche riflettere e che gira per tutto il mondo. Nella versione italiana, ora portata in scena, si cala  in questi tempi di acuta crisi economica, di tensioni per lo spread che sale e scende.La storia è ambientata a Torino, città industriale per eccellenza, e racconta di un gruppo di operai licenziati da una grande fabbrica che decidono di affittare un teatro ed organizzare una serata di “spogliarello integrale” per sbarcare il lunario.

Il cast vede alcuni volti noti del teatro e del grande  e piccolo schermo – Paolo Calabresi, Gianni Fantoni, Sergio Muniz, Paolo Ruffini, Jacopo Sarno, Pietro Sermonti – ma anche due veri disoccupati licenziati recentemente (selezionati attraverso accurati provini); sono Simone Lagrasta e Marco Serafini, anche loro molto bravi in palcoscenico.

Data la tematica affrontata, Piparo ha voluto dare un’opportunità a due disoccupati che hanno sottoscritto un contratto per un anno di lavoro nel cast. The Full Monty è anche questo: un’occasione occupazionale.

I vari personaggi, espulsi dal mondo del lavoro, si trovano in una situazione estremamente difficile, esprimono a modo loro il disagio, hanno drammi familiari e difficoltà finanziarie.

Non è facile adeguarsi alla mancanza di lavoro. Ci si sente falliti ed allora si rischia il tutto per tutto. Allora ci si prepara, anche psicologicamente, per  affrontare quel tipo di performance; i personaggi fanno prove, cantano, ballano e infine… si spogliano.

Spettacolo ben costruito, con intense canzoni, che giunge all’acme: quello spogliarello del finale, che è  davvero integrale, anche se le luci abbaglianti oscurano la visuale degli spettatori. Sul velo scorre quindi la dichiarazione dell’articolo 1 della Costituzione: “L’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro”. Ci ricorda  come il lavoro sia un’esigenza, un diritto irrinunciabile; dà dignità oltre che sicurezza.

Il regista ci fa comprendere appieno come, anche con il sorriso e la leggerezza, si possono affrontare tematiche importanti e sentite dall’opinione pubblica.

Claudio Costantino

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