L’intervista: il prog scenico dei Layra

I Layra, vivace prog band romana costituita nel 2005 e giunta al suo secondo album, propone con “Crono” (2011, distribuzione BTF) un concept suggestivo e recondito, di impostazione teatrale, immaginifico, genesisiano. Complesso ma anche affascinante, fantascientifico, con richiami letterari a Orwell di “1984” e Huxley de “Il mondo nuovo”…

Titolo affascinante quello del disco. Crono è un personaggio mitologico, il padre che divora i figli. Atto dai risvolti psicoanalitici …  sta a simboleggiare anche il tempo che scorre (e fugge); e poi c’è la battaglia  tra destino e libero arbitrio. Insomma molte le suggestioni.

In epoche di ascolti distratti giunge una proposta musicale che richiede attenzione; un disco “pensato”, con grandi intuizioni, testi profondi, giochi di parole, rimandi letterari, un sound corposo e variegato, con brani energici e dinamici, che spaziano dal prog romantico  a momenti  più epici, ed irruenti… Ci dice il front man Moreno Sangermano (vocalist e  autore dei testi): «Il nostro è un disco da ascoltare al buio, a occhi chiusi, concentrati sulla musica».

Il quintetto è composto dal citato cantante Sangermano, e da Massimiliano Ganci al basso, Fabio Vitale alle chitarre, Alessandro Aversano alla batteria, Matteo Ferretti alle tastiere

In copertina del loro cd un occhio che simboleggia il  grande fratello che spia e sottomette anche culturalmente i cittadini. Il grande occhio che tutto vede in una società omologata e posta sotto il controllo della Tv. Discorsi che, in un certo senso, sono di viva attualità. La “fantascienza” di 1984 è, a ben riflettere, la realtà di oggi.

Di seguito l’intervista a Moreno Sangermano.

Come nasce la proposta “Layra”?  Che significa il nome?
Come vorrei avere una risposta più romantica a questa domanda. Si tratta di un tributo alla cara e vecchia Lira italiana. Il frutto di una bizzarra intuizione portata avanti da quattro persone chiuse in macchina e alle prese con il caldo estivo: “Come la chiamiamo questa band?”, era entrato da poco in vigore l’euro e  Layra suonava bene …

Avete due album all’attivo per modellare una proposta musicale molto originale…  Da ChiarOscuro a Crono… ci racconti brevemente l’evoluzione artistica della band?
ChiarOscuro è una raccolta di singoli brani legati da un solo comune denominatore: i testi delle canzoni contengono sempre due significati alternativi, uno superficiale e l’altro recondito. Sposando in pieno i principi della filosofia taoista, ChiarOscuro accoglie una delle caratteristiche distintive del nostro sound: quella di giocare con i contrasti. L’album alterna melodie classiche, trame musicali leggere (quasi pop, in certi punti) a strutture ritmiche complesse, dualismi e arrangiamenti alla Dream Theater. Ci sono parecchi spunti interessanti e tutta la bellezza di una band che suona liberamente senza preoccuparsi minimamente di dover attribuire un’etichetta a quello che sta facendo … di contro ha una tangibile ricerca identitaria in corso e non ancora pienamente sviluppata. Crono rappresenta una progressiva estremizzazione di queste tendenze: alcune delle intuizioni presenti in ChiarOcuro emergono all’interno di questo concept album, plasmando la vera identità dei Layra.

Parliamo dei testi di cui sei autore. Il disco è un concept che racconta una storia fantascientifica con i ritmi della “narrazione scenica”. Le note di copertina introducono e  illustrano il racconto, come un copione… anche il modo di presentarsi in palcoscenico, con  te incatenato, è di impatto…
Si tratta di un concept album a tutti gli effetti: i brani sono i capitoli della storia, nel libretto alcuni brevi abstract introducono ciascuna canzone, identificando il contesto entro cui agisce il personaggio protagonista della storia, Aryal. Quando suoniamo cerchiamo di riprodurre le stesse identiche atmosfere dell’album. Per esaltare questa sensazione cerco di riproporre, sul palco, la storia narrata con l’ausilio della componente visuale; la scena iniziale di Crono consiste nell’immagine di Aryal solo e incatenato, all’interno di una cella buia. Tutto quello che seguirà farà parte di un flashback del protagonista: Aryal ricostruisce gli eventi che lo hanno portato a trovarsi in quella situazione.

(continua QUI)

a cura di Gaetano Menna

About