L’intervista: il prog scenico dei Layra (terza parte)

(prima parte) – (seconda parte)

Il protagonista del disco, Aryal vive in un mondo dominato dal Grande Fratello, la televisione.  Il riferimento al 1984 ed alla TV sono un richiamo esplicito a Orwell. Si parla di un mondo futuristico, ma con spunti, a ben riflettere, sull’attualità odierna. Ad esempio sul ruolo della cultura, con la contrapposizione televisione (= massificazione) e libri (= libertà di pensiero)…
Il riferimento a 1984 di Orwell è centrale, condivido con l’autore la repulsione nei confronti dei mezzi che conducono verso una massificazione e un’omologazione dell’essere umano. Altro testo a cui il concept fa riferimento è il meno conosciuto Brave New World (Il Mondo Nuovo) di Aldous Huxley. L’idea è quella di poter controllare il genere umano attraverso tre fasi: genetica, psicologica e chimica. Il controllo genetico riguarda la possibilità di prevedere lo sviluppo dell’embrione, individuando il corredo genetico e, di conseguenza, selezionare gli individui in virtù delle loro caratteristiche innate. Il controllo psicologico riguarda la completa conoscenza del comportamento umano e quindi la sua prevedibilità. Il terzo tipo di controllo, quello chimico, rappresenta l’ultimo stadio del processo: condizionare gli enzimi chimici del nostro corpo per ottenere risposte fisiologiche determinate. Pensate a quanti farmaci utilizziamo oggi rispetto al passato e avrete un’idea delle tendenze in atto …

Aryal sembra ingabbiato nel suo destino, senza vie di uscite.  Nella title track si recita infatti: “La scelta è un’illusione“…  Il titolo del brano “”Entropia”  è un riferimento esplicito all’ asimmetria del cosmo. Da un punto di vista filosofico  si mette in evidenza come la natura tenda sempre al “disordine”, ma il caos è libertà! Insomma affrontate il tema del libero arbitrio che non piace al Grande Fratello che vuole controllare, soggiogare e dominare…
Mi affascina – o mi terrorizza? – il paradosso del libero arbitrio e la complessità del nostro sistema nervoso. La scelta è un’illusione nel senso che tutte le nostre decisioni sono frutto di un processo chimico basato su un “semplice” bilanciamento tra neuroni? Se così fosse la soluzione all’enigma del cervello umano sarebbe individuabile nella risoluzione di un (complesso) algoritmo. Il concept affronta il tema della complessità e tutto quel filone noto come teoria del caos. Aryal si scontra con il desiderio di un gruppo di scienziati: quello di prevedere  e dunque controllare il comportamento umano allo scopo di azzerarne la devianza e garantire così la stabilità e il benessere della società.  A capo del progetto vi è Kymins (anagramma di un celebre studioso di cibernetica) il quale incarna l’archetipo del padre che divora il proprio figlio per paura che possa prevaricarlo, proprio come il mito del titano Crono, ripreso da Jung nelle sue teorie psicanalitiche. Aryal è una delle vittime dell’esperimento Crono: la sua esistenza è stata calcolata fin nei minimi dettagli. Egli subisce sulla propria pelle tutto il paradosso del libero arbitrio: fino a che punto può deviare le proprie scelte? E se anche tali devianze fossero state previste?

La musica è molto composita, si alternano atmosfere più rock e incalzanti,  a squarci classicheggianti. Un sound complesso e momenti acustici… Riferimenti ai Genesis, Pink Floyd e, in Italia, ai Goblin… Però con una indubbia personalità e originalità.
Ti ringrazio. Effettivamente era proprio quello che abbiamo cercato di ottenere: i riferimenti sono azzeccati (in particolare ai Genesis di Gabriel, per cui nutro una profonda devozione), come dicevo prima ci piace inseguire i contrasti. Una filosofia in linea con lo spirito del concept che tenta di spiegare, in fondo, come sia importante proprio il conflitto tra la componente caotica e deviante e quella tendente all’ordine, a far emergere una stabilità che rende possibile la vita.

Un’ultima domanda sulla scena musicale odierna. Come la vedi? E’ difficile realizzare e veicolare una proposta che ambisce ad essere innovativa, come la vostra?
È difficilissimo se l’obiettivo è quello di ottenere un guadagno di tipo economico. Non si tratta di un genere vendibile e non posso prendermela nemmeno con i produttori: le leggi di mercato non guardano in faccia a nessuno, soprattutto alla cultura.  C’è da sperare che migliori la sensibilità delle persone verso un genere di musica diverso da quello che viene loro propinato loro tutti i santi giorni; che migliori Il desiderio delle persone verso una ricerca personale, un’evoluzione dei propri gusti musicali e – perché no? – una messa in discussione continua dei loro punti di vista su tutti gli aspetti della loro vita, compresi quelli di coltivare passioni e attitudini prettamente culturali … d’altronde sono queste le uniche cose in grado di gratificare davvero le nostre esistenze.

a cura di Gaetano Menna

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