“Art” , il successo dei tre tenori all’ Eliseo

“Art”. La recensione della prima del 20 dicembre 2011
In scena al Teatro Eliseo fino al 15 gennaio 2012

Dopo il “Dio della carneficina” torna ad essere rappresentato al Teatro Eliseo un altro gran bello spettacolo scritto da Yasmina Reza; “Art”, già reduce da uno straordinario successo internazionale, diretto nella versione italiana da Giampiero Solari.La commedia prende avvio dall’acquisto di un quadro completamente bianco da parte di uno dei protagonisti, Serge interpretato da Alessio Boni (che tra l’altro aveva anche recitato nel “Dio della carneficina”). Un acquisto a cifre astronomiche che immediatamente suscita dibattiti e accesi confronti tra Serge e i suoi amici Marc (interpretato da Gigio Alberti) e Yvan (interpretato da Alessandro Haber). Si tratta di una trama apparentemente molto semplice e lineare che però permette all’autrice di sviluppare interessanti considerazioni sul valore dell’arte, dei classici, sull’estetica e soprattutto di indagare a fondo sulla psiche umana.

La pièce è completamente affidata alla bravura dei suoi interpreti. Boni, Haber e Alberti sono tre tenori della scena, affiatati e collaudati, riescono con le loro interpretazioni a rendere per il meglio le raffigurazioni di tre uomini dai caratteri completamente diversi.

Boni sa perfettamente rappresentare l’esteta, un vero e proprio dandy elegante negli abiti e negli atteggiamenti, che, più volte nel corso dell’opera,  tenta di dimostrare una propria superiorità intellettuale (cita Seneca, utilizza vocaboli desueti). Haber è un raccont-attore eccezionale; calamita l’attenzione del pubblico con i suoi racconti concitati di avvenimenti accaduti, è strepitoso nel suo atteggiamento dimesso, nel suo essere passivo e nel passare involontariamente da vittima a capro espiatorio. Infine Alberti raffigura benissimo l’uomo conservatore, tradizionalista; è l’ intellettuale che guarda al passato e quasi ripudia la modernità.

I tre caratteri distinti vengono mostrati emblematicamente al pubblico nella scena deliziosa che vede schierati i tre attori sul divano mentre mangiano delle olive. Non ci sono parole ma solo piccoli gesti simbolici espliciti. Sono proprio le differenze caratteriali a far ingrandire le divergenze tra i tre amici. Le discussioni così trascendono e l’oggetto del contendere non è più solo quella tela bianca.

Essenziale la scenografia con pannelli – rigorosamente bianchi – che coprono gli attori mentre entrano ed escono sul palco. È un unico ambiente (un grazioso salotto) che però rappresenta alternativamente le tre case dei tre amici. L’unico elemento che cambia – e non poteva essere diversamente – è il quadro presente alle spalle degli attori. La maggior parte delle scene si svolge a casa di Serge riconoscibile dalla presenza della tela bianca, la casa di Marc è contraddistinta invece dal quadro che raffigura una veduta paesaggistica mentre il salotto di Ivan possiede un dipinto di  un volto (non bellissimo) di pagliaccio. Tre opere artistiche che in fondo ci ricordano che tutto è “art”, persino la tela bianca da immaginare in cui ogni osservatore può vedere determinati colori e dare ad essa una rappresentazione ed un senso.

Lodevole l’iniziativa di mettere all’asta ogni sera, a fine replica, una tela (ovviamente bianca ma autografata sul retro dai tre interpreti). Il ricavato andrà a favore del CESVI e della Linea Verde Alzheimer.

Monica Menna

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